Il Territorio di Tremezzina

Profilo Storico del territorio di Tremezzina

Ossuccio e il Comune di Tremezzina sono situati nel CentroLago di Como, lungo la sponda occidentale, in posizione privilegiata, invidiabile per le bellezze paesaggistiche, per l’eredità storica e culturale, per il patrimonio civile, di laboriosità della gente che vi abita, per la mitezza del clima. Vi sono testimonianze di reperti fossili, fin dall’era preistorica, che documentano l’importanza della zona.

Dall’epoca pre­romana e romana le montagne sovrastanti e le coste erano frequentate, in particolare, per la presenza di una via di comunicazione, a mezza costa, fra Como, Chiavenna, i passi del Septimer (la strada che porta al passo si dirama da Casaccia in Val Bregaglia) e dello Spluga verso Coira. Ossuccio era adibita, già nell’età del ferro, a necropoli, attribuzione testimoniata dal ritrovamento (1907) di due tombe datate IV sec. a. C.

Il toponimo del “pago romano” Ausucium e dei sui abitanti Ausuciates trova la prima testimonianza in un’ara dedicata alle Matrone e ai Genii, cui era tributato culto diffuso nel comasco anche prima della conquista romana avvenuta nel 196 a. C., custodita nella Chiesa dei SS. Agata e Sisinnio in Ossuccio. Nell’iscrizione si leggono alcuni nomi di abitanti del luogo: Avvio, Caio Sempronio Nigro, Baniona e Cucalone nomi di origine celtica (v. descrizione Chiesa dei SS. Agata e Sisinnio).

La dedicazione a San Sisinnio, originario della Val di Non in Trentino (martirizzato insieme a Martirio e Alessandro nel 397), è riferimento alla presenza Longobarda e all’influsso della chiesa tricapitolina (Secondo di Non, Vescovo di Monza, ebbe influsso sulla Regina Teodolinda m. 625 circa, figlia di Garibaldo duca di Baviera, moglie di Autari e poi, alla morte del primo marito, di Agilulfo). Di notevole rilevanza fu, a partire dalla metà del VI sec. d. C. lo Scisma dei Tre Capitoli, per il coinvolgimento del Vescovo di Como Sant’Abbondio, inviato da Papa Leone I a capo della delegazione rappresentante la Chiesa Occidentale al Sinodo di Costantinopoli (450 d. C.), le cui decisioni, con la condanna del monofisismo, vennero ratificate nel IV Concilio Ecumenico tenutosi nella Chiesa di Santa Eufemia di Calcedonia (451 d. C). L’importanza della missione, unita alla vasta opera di evangelizzazione del territorio lariano, ebbe come conseguenza la particolare venerazione dei Comaschi verso S. Abbondio successivamente proclamato patrono di Como.

Diatribe, contrapposizioni politiche, religiose ed economiche, durante la guerra greco­gota, determinarono prese di posizioni che portarono alla condanna, da parte dell’Imperatore Giustiniano, di tre Vescovi della Scuola di Antiochia (Teodoro di Mospuestia, Teodoreto di Ciro, Iba di Edessa), giudicati non condannabili nel precedente Concilio di Nicea cui aveva partecipato il Vescovo Sant’Abbondio. Venne denominata “La Condanna dei Tre Capitoli” in occasione del Concilio di Costantinopoli (553). La denominazione indicava l’oggetto della condanna: ossia i tre Vescovi e i lori scritti. La condanna venne respinta da molte Chiese Occidentali che divennero scismatiche rispetto a Roma allineatasi con i Bizantini. In Italia vi aderirono le due grandi sedi metropolitiche di Milano e Aquileia con tutte le loro diocesi. A partire dalla fine del VI secolo Milano rientrò dallo scisma nel quale persistette Aquileia con la Diocesi di Como che si staccò da Milano legandosi alla Metropoli nord­adriatica. Accettare la condanna dei Tre Capitoli avrebbe significato contraddire, seppur marginalmente, il Concilio di Calcedonia e indirettamente il Vescovo di Como Sant’Abbondio che ne era stato l’artefice. Nel 607 il Patriarca di Aquileia Giovanni consacrò vescovo di Como Agrippino (Lapide di Agrippino conservata nella Chiesa arcipretale di Ossuccio v. Chiesa dei SS. Eufemia e Vincenzo). Si instaurò un legame tra la Diocesi di Como e il Patriarcato di Aquileia che durò oltre mille anni. Nel 1751 sotto il governo austriaco fu soppresso il patriarcato di Aquileia e diviso nelle Arcidiocesi di Udine e Gorizia. Como, cui fu concesso di scegliere se tornare con Milano o Gorizia, scelse Gorizia. Successivamente fu l’Imperatore Giuseppe II a decretare il ritorno della Diocesi di Como alle dipendenze dell’Arcivescovo di Milano. Il legame con il Patriarcato di Aquileia ha comportato il diffondersi nella Diocesi di Como di culti caratteristici del triveneto: San Zeno o Zenone patrono di Verona, San Sisinnio, San Vigilio, Santa Giustina.

Il culto di S. Eufemia (martire il 16 Settembre 303 sotto Diocleziano) fu introdotto da Sant’Abbondio e Agrippino in ricordo del Concilio di Calcedonia, tenutosi nella Chiesa di S. Eufemia.

Nell’epoca medievale la storia di Ossuccio viene assimilata a quella dell’Isola (v. Isola Comacina). Più avanti nel 1416 il nome di Ossuccio assume portata storica quando fu saccheggiato e incendiato da parte delle soldatesche di Lotario Rusca signore di Como.

Gravi conseguenze derivarono dalle lotte fra Guelfi e Ghibellini, fra Rusca e Vittani, Visconti e Sforza che dal XII al XVI sec. devastarono i paesi del lago. Cesare Cantù riporta che a Ossuccio su 50 famiglie solo 5 riuscirono a sopravvivere.

Nel XVI­XVII sec. attività imprenditoriali determinarono il trasferimento di mercanti, artisti e operai verso la Sicilia, la Germania e i paesi del Centro­Europa da cui importarono trazioni e culti: Sant’Agata (protettrice di Catania martirizzata nel 251).

Della Storia sono testimonianze reperti, architettura, scultura, pittura, scagliola, stucchi, decorazioni, dal pre­romanico, al romanico, al barocco, fino ai tempi nostri con il Razionalismo (v. Razionalismo e Pietro Lingeri) che ha avuto a Como, Cernobbio e in Tremezzina alcune delle espressioni più belle del movimento culturale caratterizzato dalla linearità, essenzialità di forme, utilizzo dei “pilotis”. La funzionalità come ricerca della corrispondenza tra esigenza e uso effettivo, nella rigorosa coerenza tra forma e funzione, grazie anche a Pietro Lingeri (Bolvedro 1894 – 1968).