Isola Comacina

Abitata sin dai tempi più antichi, per la sua posizione strategica, quest’unica isola del lago di Como ha avuto una sua particolare storia.

Il ritrovamento sotto l’attuale chiesa di S. Giovanni dei resti di un edificio con colonne indica l’esistenza di una costruzione di epoca romana di notevoli proporzioni, forse una villa o un tempio pagano.

Verso la metà del V secolo il cristianesimo fu diffuso sul territorio e il Vescovo di Como S. Abbondio fondò sull’isola un oratorio dedicandolo a S. Eufemia. La storia dell’isola si distinse al tempo delle invasioni barbariche alla metà del vi secolo. Fu proprio sull’isola fortificata che il Magister militum Francione, l’ultimo comandante militare bizantino, governò per anni, e resistette per sei mesi agli assedi dei Longobardi di Autari prima di capitolare nel 585.

Fonte di queste notizie è uno storico longobardo, il frate Paolo Diacono. Che fosse un luogo forte e sicuro è dimostrato dal fatto che le fortificazioni dell’isola servirono da rifugio a vari capi longobardi ribelli o in fuga. Una parentesi di pace dal 607 al 616 fu portata da Agrippino, primo vescovo di Como nominato da Aquileia, che sull’isola morì e fu sepolto. Alla fine del X secolo l’isola fu occupata dal Vescovo di Como Gualdo e un suo successore Litigerio fondò la Collegiata di S. Eufemia nel 1031.

In Epoca Comunale l’Isola, sempre più potente, si schierò a fianco di Milano contro Como e ne seguì le vicende fino alla sconfitta di Milano dovuta all’Imperatore Federico i, detto il Barbarossa. I Comaschi, desiderosi di vendetta, ottennero dall’imperatore la distruzione dell’isola nel 1169.

All’interno delle mura fortificate dell’isola sorgeva un abitato con scale intagliate nella roccia, edifici in muratura e impianti fognari e le fonti storiche ci hanno lasciato il nome di alcuni edifici religiosi esistenti prima della distruzione: S. Eufemia, S .Giovanni, S. Maria con il Portico, S. Pietro, e il convento dei SS. Faustino e Giovita.

Dalla sua distruzione l’isola non fu più abitata.

La Basilica romanica di S. Eufemia fu riportata alla luce nel 1914 dalla campagna di scavi condotta dall’archeologo Ugo Monnaret De Villard. Bisogna però arrivare al 1958 perché una organica campagna di scavi guidata dall’Architetto L. M. Belloni riportasse alla luce le aree di vari edifici religiosi compreso un battistero biapsidale con mosaici.

L’attuale chiesa dedicata a S. Giovanni fu costruita nel xvi secolo sulle rovine di precedenti edifici, come si deduce da un documento datato 1683, dal quale trae pure origine la Sagra di S. Giovanni Battista (fine giugno), ricorrenza particolarmente sentita dalla popolazione.

Ceduta per testamento al re del Belgio nel 1919 e da questi donata al governo italiano e per lui all’Accademia di Brera. Nel 1939 vennero costruite tre villette per artisti su progetto dell’Architetto Pietro Lingeri in stile razionalista.